Istantanee di storia e memoria raccontate da Emanuela Balelli nell’ultima conviviale del Rotary Cub di Macerata
«Macerata li ha visti partire e ritornare, ha saputo tenerli a suo modo accanto a sé con il suo narrarsi leggero e il disegnarsi in trame sottili e imperfette»: è un legame indissolubile quello tra Macerata e i fotografi Carlo, Alfonso e Carlo junior Balelli, che Emanuela, figlia di quest’ultimo e presidente del “Centro studi Carlo Balelli per la storia della fotografia” ha descritto in modo evocativo e poetico nel suo intervento all’ultima conviviale organizzata dal Rotary Club di Macerata. Oltre a lei erano presenti il vice presidente Nicola Di Monte e il consigliere Angelo Biagiola.
Al centro della serata, le magnifiche istantanee che dal 28 giugno al 30 settembre scorso sono state protagoniste, a Palazzo Ricci, della mostra “Macerata e la fotografia dei Balelli. Itinerario per immagini nel Centro storico. 1898 – 1960”, che ha avuto, tra gli altri, il sostegno del Club.
«La rassegna ha rappresentato un’importante attrattiva della città, che vuole confermarsi cuore pulsante e polo culturale per tutta la provincia: proprio questa finalità ci ha spinto, come Rotary Club, ad essere partner dell’iniziativa», ha affermato il presidente Stefano Quarchioni. «Gli scatti documentano i cambiamenti avvenuti nel Capoluogo nell’arco di diversi decenni, e costituiscono una memoria da consegnare alle generazioni future affinché conservino la storia del passato, altrimenti destinato a svanire nel nulla – ha proseguito -. I giovani di oggi, ma non solo loro, sono sempre più coinvolti dal ritmo crescente della vita moderna e dai tempi imposti dai social media: tutti sembrano dimenticare più in fretta, rischiando così di rimanere senza radici».
Radici che riaffiorano e si ritrovano anche grazie ai progetti che il Centro studi promuove: «Da tempo – ha rivelato Emanuela Balelli – come Ente accarezzavamo l’idea di realizzare una mostra fotografica sul Centro storico maceratese, luogo fisico dove la dinastia dei Balelli ha operato e al quale, dopo le tante esperienze altrove, sono sempre tornati. Il fondo – ha spiegato – è subito apparso cospicuo e interessante, e da questo corpus fotografico sono state selezionate le immagini più significative, eseguite da Alfonso e da mio padre Carlo tra il 1898 e il 1960, che restituiscono un panorama complesso e in continua evoluzione, con evidenti trasformazioni architettoniche, culturali e anche sociali, in cui la storia della famiglia si intreccia a quella della città e della fotografia».